PASSO SELLA CHIUSO
Questo è il messaggio arrivato quest’estate a tutti i turisti che hanno frequentato le Dolomiti.
In realtà non era del tutto vero, visto che il Passo Sella è stato CHIUSO soltanto il mercoledì, ma il modo sbagliato di comunicarlo e le polemiche che si sono susseguite durante tutta l’estate hanno fatto passare questo messaggio, ovvero che il passo Sella era chiuso. Voglio analizzare da un punto di vista della comunicazione e del marketing la questione (il mio parere personale lo avevo già espresso in un precedente articolo), ma non solo quella del passo Sella, ma anche di una serie di eventi che si sono succeduti durante l’estate in Val di Fassa e nel Trentino.
Uscendo dall’autostrada Egna/Ora salta subito all’occhio il cartello con il divieto di transito e con la scritta del Passo Sella. Ovvio che poi sotto erano scritti i giorni e l’orario, ma passando con l’automobile si ha una frazione di tempo per leggere e l’unica cosa che ci arriva al cervello è la chiusura del Passo Sella. Altri cartelli disseminati lungo la strada che sale verso la Val di Fiemme e la Val di Fassa ne troviamo ancora e tutti fanno temere il peggio, ovvero che il Passo Sella sia chiuso. Tralasciando il capitale speso per l’operazione Passo Sella Chiuso, è il modo di comunicarlo che è errato secondo il mio punto di vista. Ogni divieto e negazione è comunque una pessima comunicazione. Suona sicuramente meglio “Domani il tempo sarà meno bello” di “Domani il tempo sarà molto brutto” … sono i fondamenti della comunicazione e del marketing. Una divieto si può esprimere in tanti modi ed invece di indicare ovunque il Passo Sella è Chiuso ogni mercoledì si poteva benissimo comunicare il Passo Sella è aperto a tutte le bici ogni mercoledì, suona senz’altro meglio. Ovvio che poi nei sottotitoli andava indicato il divieto di transito delle auto.
La polemica sulla chiusura del Passo Sella si è poi amplificata sui Social Network, specie su Facebook, ed è culminata ieri sera, nell’ultima giornata di chiusura estiva, quando sul Passo Sella era stato organizzato il raduno delle Tesla (auto elettriche di lusso) che, ahimè, non si sono limitati a transitare sulla strada, ma hanno imboccato (dietro autorizzazioni) la strada sterrata che dal Passo Sella porta ai rifugi in quota tra il Col Rodella ed il Sassolungo. Credo sia stato un errore, anzi in questo caso sono stati fatti due errori enormi: l’autorizzazione al transito dei veicoli su un sentiero di montagna durante la giornata ecologica ed aver realizzato un raduno di sole auto Tesla di lusso del valore che supera i 100.000 Euro, invece che aperto a tutte le auto elettriche. La cosa non è stata gradita per nulla ed ha in parte vanificato gli effetti positivi dell’iniziativa ecologia. Poco importa se le macchine erano elettriche, il messaggio passato è stato un altro, molto negativo. Tutta le questione Sella è stata vista in maniera molto negativa sui Social e per tutta l’estate vi sono stati forti polemiche su diversi gruppi Facebook.
Non bastasse la polemica sul Passo Sella, se ne sono aggiunte tante altre. La prima è stata la questione dell’Orsa uccisa nel Trentino Occidentale che ha portato a commenti molto negativi sul Trentino in generale ed altre polemiche minori sulla Val di Fassa hanno toccato vari argomenti. Tra i più rilevanti la cattiva gestione del parcheggio di Moena e le critiche contro il comando dei Vigili Urbani della Val di Fassa che in conseguenza alle critiche ha addirittura chiuso la loro pagina Facebook, ritenuta invece da molti un canale di comunicazione molto utile. Anche in questo caso la chiusura della pagina Facebook è stato un errore, quando semplicemente andava spiegato quello che tutti chiedevano ed andavano eliminati dal gruppo le persone che insultavano e basta. I Social Network sono fatti per comunicare e si tratta di comunicazione in entrambe le direzioni, altrimenti non si aprono gruppi o pagine Facebook e ci si limita a comunicare unilateralmente dal proprio sito web … ma mi sembra che quei tempi siano passati.
Proprio quest’estate 2017, i numeri sul turismo parlano di crescita su tutti i fronti, quindi di un significativo incremento turistico (attendiamo i dati finali della stagione), ma di contro abbiamo invece un sentiment verso la Val di Fassa che è tra i più negativi in assoluto mai registrati prima sui Social Network. Quindi cosa c’è che non funziona? Abbiamo davvero tanti problemi in Val di Fassa oppure si tratta di pochi facinorosi che si approfittano della tastiera stando comodi seduti a casa per criticare tutti? E’ davvero tutta colpa di Facebook? Come sempre la verità sta in nel mezzo.
Sicuramente alcuni problemi ci sono, altrimenti non si sarebbe creato un vespaio simile. Ma ci sono sempre stati nel passato. Prova lo sono le discussioni, per esempio del Passo Sella, che ci sono state negli anni passati sul Fassa Forum, prima ancora che arrivasse Facebook. Soltanto che c’era più moderazione. Moderazione ed educazione tra gli utenti. Un po’ perché c’era un regolamento da rispettare nel forum, pena l’espulsione, quindi in quel caso si negava la possibilità di leggere e commentare ulteriormente ed un po’ perché il tutto era comunque moderato costantemente dagli amministratori del forum. Quindi c’era meno libertà d’espressione? Assolutamente no, ognuno era libero di dare la propria opinione sugli argomenti trattati, ma c’è modo e modo di dire le cose, con educazione e rispetto e soprattutto senza offendere nessuno. Ma ai tempi del Forum le critiche non arrivarono mai alla massa, ai giornali, ai politici … erano discussioni tra pochi amici che non avevano alcun potere decisionale, ma erano comunque dei segnali che andavano almeno ascoltati. Oggi invece si agisce in base ad interessi, politici o meno, a finte risoluzioni di problemi, senza pensare alle conseguenze ed al modo di comunicare e soprattutto senza sondaggi che non siano di parte e soprattutto senza ascoltare le persone direttamente interessate: gli abitanti della Val di Fassa che lavorano più o meno tutti nel turismo e che sono a contatto diretto ogni giorno con i turisti e che forse qualche opinione raccolta da chi in valle viene per le vacanze se l’ha anche fatta in questi anni! Quindi è stato un errore non ascoltare in passato ed è un errore non tenere conto del sentiment attuale e di non aver chiesto di chi il turismo lo vive sulla propria pelle ogni giorno.
Il mio suggerimento è quello di scegliere in futuro strategie che abbiano senso e che possano giovare al bene comune degli abitanti, dei turisti e dell’ambiente. Di usare i Social Network come base di ascolto, ma anche di moderare e soprattutto di chiudere sul nascere polemiche sterili e senza senso. Magari chiedere a chi della comunicazione ha esperienza e soprattutto ha studiato … e non parlo solo del sottoscritto, ma di tante persone preparate, visto che per gestire anche un piccolo gruppo di discussione ci vuole un minimo di preparazione.
Si, i tempi sono cambiati e l’argomento sulle discussioni su Facebook è un argomento di cui si discute da un po’ … vi ricordate l’evento “ParoleOstili” organizzato a Trieste qualche mese fa? Sicuramente indietro non si tornerà, non ci chiuderanno Facebook soltanto perché incapaci di moderare le discussioni, quindi impariamo ad ascoltare di più (lo dico soprattutto a chi deve prendere le decisioni).
Bravo
Grazie Bruno.
Come visitante estero (sono catalano) questo state in val di Fassa mi sono informato, ho seguito il vostro grupo in Facebook, e anche predazzo blog. Ho saputo della chiusura del Passo Sella e della morte dell’orsa, e quello non ha variato un atomo la mia opinione sulla vostra valle. Ho visto la fila nel parcheggio di Moena, ma per evitarla abbiamo parcheggiato all’ingresso del paese.Sta bene che volete che tutto si faccia bene, ma errori di gestione c’e’ ne sono ovunque.
Invece, sono rimasto stupito della quantita’ di turisti che non sapevano dove erano: bimbi martoriati nel passeggino nel camino da Ciampedie a Gardecia, gente ad alta quota vestita come per passegiare per la strada della sua cità… La informazione rilavente non li ha raggiunti.
Bisogna stare atenti a non morire di successo. I posti più mitici erano proprio affollati a certe ore (ed abbiamo imparato subito a andare su presto, quando il pubblico era certamente diverso). È quello, e non i piccoli disturbi, più o meno amplificati dai social media, quello che potrebbe influire sulla nostra decisione di tornare in val di Fassa (non vi preoccupate, torneremo).
Non posso fare a meno che confrontare la vostra situazione con quella della mia città, Barcellona. Qua, l’affollamento turistico sta diventado, in certi quartieri, prima antipatia verso certi comportamenti dei turisti, ma già si sente un certo odio verso il turismo in generale. Una differenza ovvia è che qua il turismo è solo il 19% del PIL della città, quindi tanta gente non ne profitta e reca solo i disturbi.
Grazie mille Francesco della tua preziosa opinione. Si, hai ragione, di problemi ne abbiamo, ma risolverli in maniera errata non fa altro che amplificare tale problema. Proprio oggi leggevo la recensione di un libro “Il selfie del mondo” di Marco D’Eramo e mi sono soffermato su questi paradossi che si effettivamente si possono applicare sia alla nostra valle, ma anche alla tua città Barcellona e dicono così:
Nove paradossi
Ma la rivoluzione turistica mondiale si verifica nel secondo dopoguerra: si passa da 25,3 milioni di viaggiatori internazionali nel 1950 a 1,18 miliardi del 2015 (dato Wto). Il turismo non solo si globalizza grazie ai voli low cost, ma si specializza irreggimentando pubblici diversi (anziani, congressisti, studenti, fedeli in visita ai luoghi sacri eccetera). E, scrive d’Eramo, si ingarbuglia (ingarbugliando anche noi) in una serie di paradossi disturbanti.
Primo paradosso: il turismo fugge da se stesso. Ogni meta desiderabile perché “autentica” ed “esclusiva” smette gradualmente di esserlo mano a mano che si trasforma in meta turistica. E poi, più un luogo “va visto”, meno diventa possibile vederlo, perché… è pieno di turisti.
Secondo paradosso: l’autentica finzione. I turisti ricercano l’autenticità, ma la individuano solo se è evidenziata, quindi “messa in scena”, quindi ostentata e inautentica. Questo fatto porta al terzo paradosso: la tradizione inventata. Per esempio, il Palio di Siena è stato medievalizzato nel 1904. E i mercati “tipici” come il Mercado de San Miguel a Madrid finiscono per vendere solo ciò che i turisti si aspettano di poter comprare.
Quarto paradosso: l’entropia turistica. Il turismo alimenta l’economia delle città e dei territori, ma la rende uniforme distruggendo le basi economiche su cui si fonda l’identità di quelle città e di quei territori. Nel Chiantishire i casolari diventano ville, nel centro delle città le botteghe diventano negozi di souvenir. I piccoli centri come San Gimignano si trasformano in un parco a tema.
Quinto paradosso: “Il tocco dell’Unesco è”, scrive D’Eramo, “letale”. Preservando le pietre e gli edifici, l’etichetta di Patrimonio dell’Umanità, anche se attribuita in perfetta buona fede, museifica i luoghi, li sterilizza, costringe gli abitanti all’esodo svuotando i centri urbani.
Sesto paradosso: l’inautentico turistico è un autentico (e dunque rimarchevole) segno del nostro tempo. Basti pensare al caso di Lijang, città turistica cinese interamente ricostruita (più di 20 milioni di turisti nel 2013), o al caso di Las Vegas. Due insediamenti che raccontano una verità proprio nel loro essere fenomeni del tutto artificiali.
Settimo paradosso: fare il turista è un lavoro duro. Le persone si assumono volontariamente il compito di eseguirlo mentre sono in ferie, cercando di sfruttare con la massima efficacia il poco tempo disponibile. Un dettaglio rivelatore: quelli che dicono “ho fatto il Brasile, l’anno prossimo farò l’Asia centrale”. Che fatica…
Ottavo paradosso: ogni “cucina locale” è in ogni luogo. Si moltiplicano le sagre enogastronomiche: in Italia sono più di 34mila, più di quattro per ogni comune. Abbiamo 1.515 sagre della polenta e 1.040 sagre della salsiccia, 5.790 sagre del tartufo, 156 sagre della lumaca e 171 della rana… e si moltiplicano anche i ristoranti etnici, perché i turisti amano gustare di nuovo i sapori incontrati in vacanza. Ma la “cucina etnica” è come la “musica etnica”: ingredienti tradizionali riarrangiati per un pubblico globale.
Nono (e maggiore) paradosso: nessun turista vuole sentirsi tale. Preferisce considerarsi un “viaggiatore”, e riversare il suo disprezzo su qualcun altro che si comporta più “da turista”. La catena del disprezzo classista è forte: “Lo svago delle masse, che è recentissimo, ha ricevuto dagli intellettuali più critiche in dieci anni di quante il tempo libero degli aristocratici ne abbia ricevute in duemila anni”.
Grazie Anton dal Comitato per la salvaguardia dei passi dolomitici che da 11 anni combatte.
Penso sempre che vanno ascoltate le opinioni di tutti e sulla questione del Passo Sella in primis chi sul Passo ci vive e lo vive, in tutti i sensi. So cosa significa avere un attività economica e quindi so cosa significa far quadrare i conti e non trovo giusto che queste vengano penalizzate (proprio in questi tempi difficili) per il piacere di qualche politico che deve mostrarsi ambientalista al mondo, che poi di ambientalista quell’iniziativa non lo è affatto.
Pensate … stanno provando ad applicare lo stesso con il Passo Costalunga per l’estate 2018 … ho creato un gruppo Facebook per parlarne e scongiurare tale scelta: https://www.facebook.com/groups/132413894045421/
Come avevo previsto ecco i numeri della chiusura del Passo Sella … un vero flop: http://www.ildolomiti.it/societa/un-flop-la-chiusura-di-passo-sella-poche-persone-e-tanti-danni-economici-e-di-immagine