Tempeste Solari: cosa insegna “l’evento Carrington” sul nostro futuro

by / 0 Comments / 60 View / 25 Febbraio 2025

Era l’ottobre del 2003, sulle Dolomiti. Il cielo si accese di un rosso irreale, striato di viola: la mia prima aurora boreale (ne ho parlato qui sul mio blog). All’epoca non c’erano social media né smartphone a immortalare l’evento, eppure, con una delle mie prime macchine fotografiche digitali, riuscii a catturare qualche scatto di quel fenomeno silenzioso. In ogni caso non fece rumore sui giornali, ma per me fu indimenticabile. Poi, nella primavera del 2024 e di nuovo in autunno, qualche mese fa, le aurore sono tornate, visibili in gran parte d’Italia ed anche qui sulle Dolomiti (foto di copertina realizzata da me proprio qui a Vigo di Fassa il 10 ottobre 2024), spettacolari ma per fortuna non abbastanza potenti da crearci guai. È stato questo a spingermi a scavare più a fondo nei flare solari, esplosioni sulla superficie del Sole, a 149,6 milioni di chilometri da noi, che possono trasformare uno spettacolo celeste in una minaccia reale. Con una temperatura superficiale di 5500°C e un nucleo a 15 milioni di gradi, il Sole è una forza che dà vita, ma anche un mistero che può scuoterci. Scopriamo i suoi cicli, i rischi che porta e la lezione dell’Evento di Carrington del 1859.

Flare solari: il respiro infuocato del Sole
Un flare solare è un’eruzione sulla superficie del Sole, un’esplosione che sprigiona energia sotto forma di radiazioni e, spesso, una espulsione di massa coronale (CME): miliardi di tonnellate di plasma scagliate nello spazio a velocità che possono superare i 3000 km/s. Quando una CME ci colpisce, scatena tempeste geomagnetiche capaci di mandare in tilt reti elettriche, satelliti e comunicazioni. Non ci ustiona, la magnetosfera terrestre ci protegge, ma può spegnere il nostro mondo ipertecnologico in un istante (tra poco vi spiego perchè). La classificazione dei CME va da A a X: con la classe X che rappresenta i mostri del gruppo. Un flare X10 è già un problema serio; un X20 o più potrebbe essere apocalittico. E il Sole non avverte: le radiazioni ci raggiungono in 8 minuti, le particelle in poche ore o giorni.

Il Sole, con un diametro di 1,39 milioni di chilometri (circa 109 volte la Terra), è una stella di tipo G2V, ovvero una nana gialla che brucia idrogeno da 4,6 miliardi di anni (ne ha ancora per altri 5, 6 miliardi di anni). Eppure, basta un suo “starnuto” per ricordarci quanto siamo fragili.

I cicli del Sole: un battito cosmico
Il Sole non è statico. Pulsa con cicli di 11 anni, scanditi dall’attività delle sue macchie solari, zone magnetiche dove l’energia si accumula e poi esplode. Durante i massimi solari, queste macchie si moltiplicano, e con loro il rischio di flare. Siamo nel 25° ciclo solare (a partire dal 1755, quando gli astronomi iniziarono a registrare sistematicamente l’attività delle macchie solari), iniziato nel 2019, con il picco atteso tra il 2025 e il 2026. È un orologio cosmico imprevedibile: il Sole può restare quieto per anni e poi colpirci senza preavviso. Nel 1859, durante il 10° ciclo, ci ha dato una lezione che non dimenticheremo.

L’Evento di Carrington: quando il Sole ci parlò
Il 1° settembre 1859, l’astronomo Richard Carrington stava osservando il Sole attraverso il suo telescopio. Vide un lampo bianco, un flare di potenza stimata tra X10 e X45, che scatenò una CME diretta verso di noi. Viaggiò a 2300 km/s e ci colpì in sole 17,6 ore, un record. Il risultato? Una tempesta geomagnetica che trasformò il cielo: aurore boreali illuminarono il Messico, Cuba, persino Roma, con colori così vividi che la gente pensava fosse l’alba.
Ma non fu solo uno spettacolo. I telegrafi, unica tecnologia elettrica dell’epoca, impazzirono: cavi sputavano scintille, stazioni prendevano fuoco, messaggi viaggiavano senza alimentazione. L’energia del flare, pari a 10^32 erg (miliardi di bombe atomiche), fece tremare il campo magnetico terrestre di oltre 1000 nT. Nel 1859, il danno fu limitato. Oggi, sarebbe un disastro.

Un Carrington moderno: il nostro punto debole
Se un flare simile colpisse ora, i trasformatori delle reti elettriche si fonderebbero sotto correnti geomagnetiche indotte. Blackout di mesi o anni, satelliti fuori uso, GPS e internet spariti. Uno studio della National Research Council stima danni per 1-2 trilioni di dollari solo negli USA, con 20-40 milioni di persone al buio per lungo tempo. Nel 2012, una CME potente ci ha mancati di una settimana orbitale. La prossima volta potremmo non essere così fortunati.
Il Sole emette flares regolarmente, circa 1000 al giorno nei periodi di massima attività, ma solo i più grandi, rari ogni 100-200 anni, ci mettono davvero a rischio. La probabilità di un evento Carrington? Circa il 12% ogni decennio, dicono gli scienziati, basandosi su dati storici e isotopi trovati nei ghiacci.

Quello che più deve fare riflettere però è il modo in cui si manifesta. Immagina un giorno qualunque: stai scrivendo un messaggio sul tuo telefono, guardi una serie in streaming o guidi con il GPS. Poi, d’improvviso, tutto si spegne, non funziona più nulla. Telefono muto, niente elettricità, niente internet, niente satelliti. Non sai perchè, tanto non funziona niente, non ti arriva nessuna comunicazione. Non lo sa nessuno perchè improvvisamente siamo tutti senza alcun tipo di informazione. All’inizio penserai ad un blackout momentaneo (e so cosa significa quando c’è stata Vaia siamo rimasti così per 40 ore, ma visto il vento che c’è stato ce lo immaginavamo e comunque la rete cellulare quella volta funziona ancora), quindi forse nelle prime ore, nessun panico, almeno fino a quando non farà buio e vedrai Aurore Boreali su tutte le latitudini, come se fossi al Polo Nord. Non moriremmo tutti, ma la civiltà come la conosciamo potrebbe collassare. Fame, disordini, freddo: il prezzo di un mondo senza tecnologia.

Il Sole sotto osservazione
Abbiamo strumenti come il Solar Dynamics Observatory e il Parker Solar Probe, che sfiora il Sole a 6,1 milioni di chilometri, per studiarlo. Ci avvisano delle CME con 1-3 giorni di anticipo, ma non possiamo fermarle. Rinforzare le reti elettriche è possibile, ma costa miliardi e richiede tempo.

Un rischio da non ignorare
Il Sole, a 149,6 milioni di chilometri, sembra lontano, ma i suoi flare ci raggiungono in un battito di ciglia cosmico. Non è una catastrofe inevitabile, ma un pericolo reale di cui parliamo troppo poco. Quel bagliore sulle Dolomiti nel 2003, e poi nel 2024, mi ha spinto a guardare oltre la bellezza delle aurore. Il massimo solare è adesso: sarà solo uno spettacolo o un campanello d’allarme? Carrington ci ha insegnato che il Sole sa colpire. Sta a noi imparare ad ascoltarlo.

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